L’accesso al capitale di rischio destinato al finanziamento degli investimenti è oggi uno dei fattori di accelerazione più importanti dello sviluppo aziendale, in special modo per le imprese di più piccole dimensioni tipicamente sottocapitalizzate.
E in questo senso anche la quotazione in borsa, rappresenta un’opzione da prendere in grande considerazione.
La legge di bilancio 2018 prevede misure per agevolare l’accesso delle PMI alla quotazione in borsa.
Nello specifico viene previsto il riconoscimento di un credito d’imposta pari al 50% dei dei costi di consulenza sostenuti dalle PMI che iniziano una procedura di ammissione alla quotazione in borsa, fino ad un massimo di 500.000,00 euro.
Sotto il profilo soggettivo, possono beneficiare dell’agevolazione le PMI (secondo la definizione della raccomandazione 6.5.2003 n. 2003/361/CE), che iniziano una procedura di ammissione alla quotazione in un mercato regolamentato o in sistemi multilaterali di negoziazione di uno Stato membro dell’Unione europea o dello Spazio economico europeo.
Per quanto riguarda l’ambito oggettivo, possono rientrare nell’agevolazione:
- i costi sostenuti per la consulenza per l’ammissione alla quotazione delle PMI;
- sostenuti fino al 31.12.2020 (dovrebbero, pertanto, essere agevolabili le spese di consulenza sostenute dal 2018 al 2020).
La misura è particolarmente interessante, in quanto avrà sicuramente l’effetto di rafforzare il trend positivo già innescato dall’introduzione dei PIR.
Nel 2017, infatti, i capitali in arrivo dal risparmio hanno permesso agli indici Small e Mid cap e AIM (Alternative Investment Market) di sovraperformare non solo le Blue chip italiane (nel periodo tra il 30 dicembre 2016 e il 31 ottobre 2017, il Ftse Mib hanno fatto segnare +18,69%), ma anche le parigrado europee, comprese quelle francesi che usufruiscono di una normativa analoga.
E complice il buon andamento dei listini di Piazza Affari, sono state ben 42 le nuove società che hanno deciso di fare il loro debutto in Borsa, 18 delle quali nel segmento AIM (dedicato a quelle di piccolissima capitalizzazione). A dimostrazione che la garanzia di poter essere considerati dagli investitori istituzionali sta spingendo gli imprenditori a finanziarsi in maniera alternativa al prestito bancario.
Una buona notizia quindi, considerato la cronica sottocapitalizzazione delle nostre PMI, se messe a confronto con le imprese di analoga dimensione degli altri paesi avanzati.
E questo è un vero peccato in termini competitivi.
Infatti, il rafforzamento patrimoniale è sempre più un’esigenza fondamentale in un mercato globale, altamente competitivo, in cui possono operare in maniera profittevole soltanto le imprese più solide anche da un punto di vista finanziario.
Per questo motivo abbiamo deciso di mettere a disposizione degli imprenditori questo piccolo vademecum sulla quotazione in borsa.
Che cosa significa quotarsi in borsa?
La quotazione in borsa è il processo attraverso il quale una società, per raccogliere capitale di rischio, offre al pubblico le proprie azioni.
La prima volta che le azioni vengono offerte su un mercato regolamentato si parla tecnicamente di IPO (Initial Public Offring).
Tipicamente questa operazione viene promossa da imprese il cui capitale è posseduto da uno o più imprenditori, o da un ristretto gruppo di azionisti (ad esempio investitori istituzionali o venture capitalists), che decidono, attraverso la quotazione in Borsa, di aprirsi ad un pubblico molto più ampio di investitori .
Le modalità di realizzazione di un IPO possono essere molteplici:
- Offerta pubblica di sottoscrizione (OPS): agli investitori viene data la possibilità di sottoscrivere azioni di nuova emissione;
- Offerta pubblica di vendita (OPV): agli investitori viene data la possibilità di acquistare azioni già esistenti e possedute dagli attuali azionisti;
- Offerta pubblica di vendita e di sottoscrizione (OPVS): si tratta dell’uso congiunto delle due modalità precedenti.
Nel caso di un’OPS, poiché vengono collocate sul mercato azioni di nuova emissione, l’operazione richiede un aumento del capitale sociale e determina una raccolta di capitale positiva per l’impresa.
Diversamente, in un’OPV l’impresa non raccoglie capitali; sono infatti gli azionisti controllanti e/o gli investitori istituzionali presenti nel capitale dell’impresa che, cedendo in tutto o in parte le loro azioni, ottengono la liquidità derivante dalla vendita.
La quotazione è solo per le grandi imprese?
La risposta a questa domanda è negativa.
La quotazione in borsa è oggi una strada percorribile anche da imprese di piccola dimensione, a condizione però che vi sia la giusta cultura imprenditoriale.
Nel 2008, infatti, Borsa italiana ha lanciato il segmento AIM Italia, dedicato alle PMI ad alto potenziale di crescita.
Gli obiettivi perseguiti attraverso questo mercato sono:
- dare una risposta alle esigenze di finanziamento delle PMI più dinamiche, che costituiscono il tipico tessuto imprenditoriale italiano;
- rilanciare con forza il loro ruolo di volano di crescita per l’economia del nostro Paese, abbattendo quelle barriere (culturali e non) che storicamente hanno tenuto lontano le PMI dal mondo finanziario e proponendo un percorso di accesso al mercato finanziario più adeguato alle loro esigenze.
AIM Italia è un MTF (Multilateral Trading Facility o sistema multilaterale di negoziazione) e non un “mercato regolamentato” ai sensi della Direttiva MiFID; esso, pertanto, è sottoposto esclusivamente all’impianto regolamentare definito da Borsa Italiana, che si basa su due Regolamenti principali:
- Regolamento Emittenti
- Regolamento Nominated Advisers.
I minori vincoli normativi conferiscono ad AIM Italia quella flessibilità che consente alle PMI di accedere al mercato dei capitali in modo più semplice e a costi più contenuti rispetto al MTA, assicurando al contempo trasparenza e liquidità per gli investitori grazie ad un efficiente impianto regolamentare.
Tavola 1 – Le caratteristiche del mercato AIM